La conta dei giorni speciali. I ravioli alla ricotta con burro salato, pinoli ed uvetta.

Quanti sono i giorni davvero speciali in una vita? Quelli che ricorderai per sempre, quelli il cui significato va al di là della data, quelli che racconterai più volte a tutti quelli che vorranno ascoltarti? Pochi, indubbiamente. Tra questi, per chi è sposato, ci sarà quasi sicuramente anche il giorno del proprio matrimonio. Che vi siate sposati in uno scenario da favola,  con una cerimonia principesca, oppure in tutta semplicità, di sicuro le emozioni intense di quel giorno saranno rimaste ben impresse nella vostra memoria.

Oggi è uno di quei giorni speciali per Giulia e Tommaso, compagni di vita e lavoro e ‘responsabili’ di uno dei più bei blog di cucina che io conosca, Juls’kitchen. Proprio per questo il post di oggi è dedicato al loro giorno speciale, quello del loro matrimonio. E la cosa bella è che anche Giulia e Tommaso, insieme ai loro ospiti, oggi mangeranno i ravioli alla ricotta, esattamente quelli che potrete mangiare anche voi se deciderete di realizzare la ricetta che vi propongo in fondo al post. Perché è stata proprio Giulia in questo post ad invitare tutti a preparare i ravioli che lei stessa ha realizzato per i suoi ospiti nel giorno del suo matrimonio (naturalmente lei li ha preparati con un certo anticipo… credo che oggi abbia ben altro a cui pensare!).

Mi è piaciuta molto questa idea di preparare qualcosa con le proprie mani in un giorno così particolare, quando, di solito, tendiamo a scegliere di essere serviti e riveriti e di non muovere un dito! Significa che per te il matrimonio non è una passerella, un momento per essere al centro dell’attenzione ed ostentare la tua felicità ma è un momento di condivisione con le persone più care, il traguardo di un percorso fatto insieme, costruito grazie al contributo di chi ti sta intorno. Trovo questo gesto molto bello.

Per voi come deve essere o come è stato il giorno del vostro matrimonio? Siete di quelli che hanno fatto in modo che tutto fosse perfetto oppure avete preferito la semplicità?

Io, sicuramente, ho scelto una strada poco battuta: quella dell’essenzialità. Avevamo bene in mente che quel giorno doveva essere la celebrazione del sentimento che provavamo l’una per l’altro alla presenza delle persone che ci volevano bene e niente altro. Abbiamo scelto di eliminare tutto quello che avrebbe distratto gli altri e noi stessi da questo obiettivo. Per cui niente ristoranti o ricevimenti, niente vestiti da sposo e da sposa, niente fiori, niente confetti. Abbiamo scelto di concentrarci sulla celebrazione del rito che, per noi, era ciò che dava senso alla nostra unione. Abbiamo fatto la cerimonia di mercoledì perché sapevamo che chi fosse venuto anche in un giorno infrasettimanale era giusto che quel giorno fosse lì, perché considerava quel giorno importante almeno quanto lo consideravamo importante noi stessi. Siamo entrati in chiesa insieme, accolti dal prete, mentre tutti i partecipanti ci aspettavano già seduti al loro posto. Volevamo assolutamente evitare la passerella della sposa perché quel giorno ci donavamo l’una all’altro e sono sempre inorridita di fronte al gesto con cui il padre della sposa la accompagna all’altare e la concede allo sposo. Il concetto alla base di questo gesto era proprio il contrario di quello che per noi era il matrimonio: donarsi reciprocamente l’una all’altro.

Ci siamo presentati in chiesa entrambi in jeans e camicia bianca, per simboleggiare la purezza del legame e il duro lavoro da fare per mantenerlo. Alla fine della cerimonia abbiamo voluto iniziare da subito la nostra vita insieme, da soli. Per cui abbiamo salutato amici e parenti e siamo andati nella nostra nuova casa e abbiamo pranzato insieme. Solo qualche giorno dopo abbiamo fatto un buffet molto informale in casa invitando tutti e cogliendo l’occasione anche per inaugurare la casa nuova.

Questo è stato il nostro giorno speciale e non avrebbe potuto essere migliore di così.

Di quel giorno ricordo il tedio incredibile dell’attesa, quando entrambi eravamo vestiti e pronti ma attendevamo in casa il segnale di via libera perché al nostro ingresso tutti avrebbero dovuto essere dentro la chiesa già seduti (la chiesa era a pochi passi dal mio vecchio appartamento, neanche due minuti a piedi), ricordo le lacrime e la commozione delle amiche di una vita, ricordo le parole del sacerdote che ci ha sposati, ricordo la gioia e l’emozione di tutti i presenti. Dalle loro parole so che tutto è stato esattamente come volevamo che fosse.

Quello è stato un giorno speciale per me, per noi. È stato anche l’inizio di un cammino faticoso, percorso correndo in certi momenti ed arrancando in salita in altri, ma sempre tenendoci per mano e guardando entrambi nella stessa direzione, verso lo stesso orizzonte (come Daniele Silvestri ci ricorda di fare).

Perché non esiste una ricetta perfetta per la riuscita di un matrimonio ma si procede per tentativi partendo dall’abbinamento di due ingredienti, le due persone che si uniscono e si promettono rispetto, fedeltà e sostegno. E questi due ingredienti, proprio come in una ricetta, possono essere abbinati per assonanza o per contrasto. Ci sono ingredienti che stanno bene insieme perché si somigliano (penso all’unione di aglio, olio e peperoncino. tutti ingredienti decisi e piccanti) e altri che stanno bene insieme proprio perché diversi  (penso, ad esempio, al formaggio con le pere). Così accade anche con le persone. Se è vero che “chi si somiglia si piglia” è altrettanto vero che “gli opposti si attraggono”. Per cui non importa se vi amate perché siete simili oppure perché siete diversi, l’importante è che lo stare insieme, proprio come in una ricetta, vi permetta di creare qualcosa di completamente nuovo ed estremamente più buono degli ingredienti presi singolarmente. Perché come dall’abbinamento sapiente di questi due ingredienti nasce una pietanza nuova, inedita, dall’unione di due persone in matrimonio nasce un noi che prima non c’era e che non sarà mai solo l’unione di me e di te ma sarà qualcosa di davvero nuovo ed originale. Essere consapevoli di questo significa anche avere gli strumenti per rafforza e far durare nel tempo questa unione.

Per festeggiare il matrimonio di Giulia e Tommaso, il loro giorno speciale, ho deciso di preparare i ravioli di ricotta secondo la ricetta di Giulia ma scegliendo di condirli in un modo che, ormai da un po’ di tempo, è diventata la mia alternativa personale al classico burro e salvia, ovvero burro salato, pinoli ed uvetta, un condimento semplice ma che io amo moltissimo in abbinamento alla pasta ripiena, purché abbia un ripieno piuttosto delicato. E proprio per questo, i ravioli di ricotta sono l’ideale.

Due parole sugli ingredienti e sulla ricetta. Rispetto alla ricetta di Giulia ho fatto due modifiche. La prima riguarda la farina utilizzata perché Giulia indica di utilizzare la farina 00 ma io preferisco sempre usare la 0 nella pasta fresca perché è meno raffinata e contribuisce a dare una consistenza più rustica e compatta al composto. Inoltre ho ridotto drasticamente la quantità di ricotta dimezzandone le dosi indicate da Giulia. Probabilmente è un problema mio ma, per quanto riguarda la pasta ripiena, le dosi del ripieno indicate nelle ricette per me risultano sempre esagerate con il risultato che poi devo trovare un modo di riciclare quello che avanza. In questo caso ho agito preventivamente e da 300 gr ho portato a 150 gr la quantità di ricotta ed è stata più che sufficiente.

La ricotta potete sceglierla come volete (pecora, mucca, capra…) ma io preferisco quella di pecora a quella vaccina mentre quella di capra la trovo adatta solo a particolari preparazioni, per il gusto marcato che la contraddistingue. Per me la scelta migliore è sempre la ricotta mista ma, siccome si trova con difficoltà, finisco per scegliere sempre quella di pecora. E l’ho fatto anche in questo caso.

Infine scegliete un’uvetta di buona qualità per il condimento, meglio se non troppo secca.


Ravioli di ricotta al burro salato, pinoli ed uvetta

Porzioni: 2 persone     Tempo di preparazione: 1 ora     Tempo totale: 1 ora e 7 minuti + riposo

Ingredienti:

per la pasta fresca

100 gr di farina 0

100 gr di semola rimacinata

2 uova

1 cucchiaio di olio extravergine di oliva

1 cucchiaino di sale fino

per il ripieno

150 gr di ricotta di pecora

1/4 di cucchiaino di noce moscata grattugiata

30 gr di pecorino grattugiato

sale qb

pepe nero qb

per servire

25 gr di burro salato

1 cucchiaio di uvetta

1 cucchiaio di pinoli

pepe nero qb

Preparazione:

Per prima cosa mettere a scolare la ricotta in un setaccio in modo che perda gran parte del liquido e risulti piuttosto asciutta e compatta.

Mettere in ammollo anche l’uvetta in una ciotola con un po’ d’acqua.

A questo punto preparare la pasta mescolando le due farine e formare una fontana utilizzando come piano di lavoro un’asse di legno o un’ampia spianatoia. Al centro della fontana mettere sale e olio e rompere le due uova. Cominciare a lavorare la pasta con la forchetta sbattendo le uova ed incorporando la farina, togliendola dalla parte interna della fontana ed amalgamando il tutto prima con la forchetta e poi con le mani. Lavorare bene la pasta aiutandosi anche con una spatola per rimuovere i pezzi di pasta che restano attaccati alla spianatoia. Lavorare fino a formare un composto liscio ed elastico. A questo punto formare una palla ed avvolgerla in un po’ di pellicola. Lasciarla riposare a temperatura ambiente per 30 minuti.

Nel frattempo preparare il ripieno.

Mescolare la ricotta con il pecorino grattugiato, la noce moscata, poco sale (tenete conto che il pecorino è salato di suo) e il pepe nero.

Trascorso il tempo di riposo della pasta cospargere di semola la spianatoia, tagliare con la spatola un pezzo di pasta e stenderlo con il matterello in un rettangolo quanto più possibile fine e regolare. Porre dei mucchietti di impasto lungo il lato lungo della pasta distanziandoli tra loro un paio di centimetri. Ripiegare su se stessa la sfoglia in modo da ricoprire il ripiano. Premere bene con due dita tra un mucchietto di ripieno e l’altro per sigillare i ravioli e far uscire l’aria e tagliarli con una rotella dentellata formando dei rettangoli non troppo grandi. Questa operazione produrrà diversi scarti di pasta che non possono essere impastati di nuovo perché tendono a seccarsi rapidamente. Io di solito con gli scarti preparo una piccola quantità di maltagliati che poi metto a seccare su uno strofinaccio pulito e conservo in un sacchetto a chiusura ermetica fino al momento di consumarli. Spesso li uso per arricchire una minestra ma possono essere consumati anche in versione asciutta conditi con un sugo.

Mano a mano che i ravioli sono pronti stenderli su uno strofinaccio pulito cosparso di semola.

I ravioli di ricotta si cuociono in acqua bollente salata per 5 minuti.

Mentre i ravioli sono in cottura far sciogliere il burro salato in una padella abbastanza grande da poter contenere i ravioli, metterci a tostare i pinoli per qualche minuto, aggiungere l’uvetta, i ravioli scolati sommariamente (al limite si possono aggiungere al condimento un paio di cucchiai dell’acqua di cottura dei ravioli) e far insaporire per un paio di minuti. Impiattare e cospargere generosamente di pepe nero.


Come accennavo prima nel post, spesso le ricette contengono abbinamenti di ingredienti simili mentre altre volte si arricchiscono di contrasti che ti portano a chiederti come mai non  avevi pensato prima quell’abbinamento.

Di ricette di questo tipo se ne trovano tantissime, sia che si vadano a cercare nella tradizione, sia che si decida di spulciare libri o blog. Vi segnalo quelle che mi hanno ispirata di più negli ultimi tempi.

La prima ricetta che voglio citare è la torta da colazione alla cicerchia con caffè, ricotta e cioccolato di Rossella che ho desiderato preparare a lungo ma senza riuscirci perché era impossibile trovare le cicerchie! Poi mi sono imbattuta nel negozio Toscana Biologica di cui vi ho già parlato precedentemente e lì mi sono impossessata di un pacchetto di cicerchie che ho voluto utilizzare quasi in tempo reale! È una torta rustica, ideale per la colazione, una torta in cui il sapore pastoso della cicerchia si sposa perfettamente con la nota tostata del caffè. Io l’ho adorata fin dal primo morso e, se trovate le cicerchie, ve la consiglio vivamente.

Esistono anche ricette della tradizione culinaria italiana che giocano sull’accostamento di ingredienti contrastanti. Ne sono un esempio i ravioli mantovani con zucca ed amaretti; una ricetta perfetta per questo periodo in cui le prime zucche sono polpose e dolci. Non ho ancora provato a cucinare questi ravioli ma sono da tempo nella mia wishlist culinaria e prima o poi riuscirò sicuramente a realizzarli.

Infine non posso non citare la mia pasta dell’estate, quella che ho fatto ripetutamente per tutta la stagione dei pomodori! Sto parlando della pasta estiva con pomodorini ciliegia e pangrattato al limone di Tieghan su Half Backed Harvest. Qui l’acidità dei pomodori è ripresa e rafforzata dal pangrattato aromatizzato con scorza di limone, creando una combinazione di sapori che rimanda al Mediterraneo e alle sue estati assolate. La mia versione della ricetta differisce da quella di Tieghan per pochi particolari (ma essenziali, a mio avviso). Nel frattempo, se riuscite ancora a trovare dei pomodorini succosi e saporiti potete prepararla. Prometto di pubblicare anche la mia ricetta ma credo che mi toccherà rimandarla alla prossima estate perché ormai i pomodori sono privi di sapore e molto acquosi, almeno dalle mie parti.

Fatemi sapere se riuscite a preparare i ravioli di ricotta e se anche voi festeggerete un po’, almeno con il pensiero, Giulia e Tommaso.

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