
Quando penso ad un nuovo anno, ancora intonso, tutto da vivere, da scoprire, nuovo come un bambino appena nato di cui scrutiamo i lineamenti per la prima volta, penso, prima di tutto, ad un quaderno nuovo, di quelli che odorano ancora di carta e cartoleria, un quaderno su cui è possibile scrivere di tutto.
Quando andavo a scuola amavo, più di ogni altra cosa, comprare i quaderni, sceglierli con delle belle copertine che mi avrebbero fatto venir voglia di prenderli in mano e sfogliarli, che mi avrebbero fatto pensare ad altro e non alla scuola o ai compiti da fare. Quei quaderni erano il mio orgoglio. Quando li cominciavo stavo sempre attenta a scrivere bene, a scegliere la mia scrittura migliore, per non sciuparli, per non rovinarli subito con macchie e cancellature.

Con l’anno nuovo è la stessa cosa. Ci entro dentro in punta di piedi, per non rovinarlo, per poter credere ancora per un po’ che sarà bellissimo, perfetto.
Non è così quasi mai. Ma io, in fondo, non amo gli anni perfetti. Amo gli anni vissuti, quelli un po’ stropicciati, quelli venuti male e rammendati in corsa, quelli che non vanno proprio come vorresti ma che ti riservano sorprese, quelli che ti fanno tanto arrabbiare ma che poi ti incantano perché arriva l’estate e non te l’aspettavi e guardi quel mare azzurro e ti perdi nelle sue profondità.
In fondo gli anni migliori sono quelli che vanno storti perché la felicità non riusciamo mai ad immaginarla per quella che è. Pensiamo sempre che sia qualcosa di perfetto, un orologio svizzero che non sbaglia di un secondo ma la felicità assomiglia di più a quel treno che arriva in ritardo e ti fa incontrare quella persona che, altrimenti, sarebbe già partita e tanti saluti.

La felicità è negli imprevisti.
E allora quel quaderno bianco, intonso, profumato di cartoleria, cominciamo a scriverlo! Non ci preoccupiamo troppo di scrivere bene o male ma non fermiamoci, perché l’importante è proprio scrivere.
Quest’anno ho voluto scegliere una parola che rappresentasse chi sono ma, ancora di più, chi voglio essere in questo 2019. Una parola che parlasse di me, di come voglio vivere la vita, di come voglio che gli altri mi vedano e mi conoscano. Una parola che fosse una specie di lasciapassare per il mondo, qualcosa in cui riconoscermi e poter dire, a fine 2019, “Ecco. Questa sono io”.
Ci ho pensato molto ma, alla fine, la parola che ho scelto è essenzialità.
Voglio ricercare l’essenzialità in ogni cosa, eliminare il superfluo, scavare fino all’essenza. Il concetto di essenzialità è più complesso di quello di semplicità perché implica una ricerca più profonda, che non consiste solo nell’eliminare ma è connaturata a raggiungere la profondità delle cose. Trovare l’essenza significa andare fino in fondo, scavare, scoprire qualcosa che, pur essendo sepolto, brilla nel buio.
L’idea è che questa parola mi guidi nelle mie scelte, che sia un faro per muoversi nel buio e una bandiera da esibire per far capire subito chi sono.

Chiaramente vorrei applicare prima di tutto la parola dell’anno alla cucina. Come sapete amo la semplicità in cucina e quest’anno vorrei cercare di ridurre sempre di più le ricette che elaborerò all’essenziale. Vorrei che si giocassero su due o tre abbinamenti che abbiano senso e che attorno a questi ruotassero e si strutturassero.
La ricetta di oggi rappresenta perfettamente questo intento.
L’ho pensata e creata partendo dalla zucca, dalla sua dolcezza e dal sapore leggermente caramellato che assume in cottura. Ho voluto realizzare degli gnocchi in cui la zucca fosse l’ingrediente principale e non un elemento del condimento. Ho pensato, quindi, a degli gnocchetti di zucca e ho riflettuto su quali fossero gli abbinamenti che con la zucca si potevano sposare meglio, per aggiungerli al sugo con cui condire questi gnocchetti. La prima cosa che mi è venuta in mente è il gorgonzola. A parte che adoro questo formaggio, trovo che si sposi benissimo per contrasto con la dolcezza della zucca per il suo sapore intenso e il sentore umido tipico dei formaggi erborinati. Da qui ho pensato subito al bosco, al muschio, ai funghi. Ed ecco nascere spontaneo l’abbinamento con i porcini secchi. Infine il bosco mi ha dato anche l’idea per l’ultimo ingrediente principale del piatto, le castagne caramellate. La castagna rimanda al bosco e ai funghi mentre il caramello richiama la dolcezza della zucca. Così il cerchio si chiude ed il piatto che ne esce è perfettamente bilanciato.

Due parole sugli ingredienti. Potete scegliere tutti i tipi di zucca ma qui la mantovana è quella che ci sta meglio, proprio perché ha un sentore leggermente affumicato che richiama la castagna. Il gorgonzola deve essere quello dolce per non sovrastare gli altri sapori del piatto. Il gorgonzola è già un formaggio particolarmente saporito, esagerando con l’intensità rischia di sbilanciare il piatto mentre quello dolce resta più delicato evitando di coprire gli altri sapori.
Gli gnocchi di zucca vi richiederanno un po’ di pazienza perché restano molto morbidi e potrebbero risultare difficili da lavorare. Abbondate pure con la semola nel momento in cui li formate e cercate di farli piuttosto piccoli, in questo modo sarà più facile gestirli.
Questi gnocchi sono stati il primo piatto che ho servito per la Vigilia di Natale e sono stati apprezzati da tutti. Vanno benissimo per un pranzo della domenica. L’importante è che non abbiate fretta e che gli dedichiate il giusto tempo senza trascurare nessun passaggio nella lavorazione. Vi assicuro che il sapore del piatto vi ripagherà della pazienza.


Oltre alla zucca e alle patate è possibile utilizzare altri vegetali per fare gli gnocchi. In giro sul web si trovano ricette molto interessanti. Alcune di queste me le sono appuntate da tempo ma ancora non ho avuto l’occasione di provarle.
Utilizzando la barbabietola si possono ottenere degli gnocchi dal colore intenso che sono bellissimi da vedere, ancora prima che sicuramente gustosi da assaggiare. Ce ne parla Alice proponendoci degli gnocchi di barbabietola e aglio arrostito ottenuti aggiungendo la barbabietola e l’aglio alle patate. Inoltre Alice cuoce anche le patate in forno, oltre all’aglio, e la cosa mi ispira parecchio!
Un’altra ricetta interessante è quella degli gnocchi di melanzane che ci propone Genny. Più che gnocchi si tratta quasi di canederli, dato che la polpa delle melanzane viene amalgamata con il pane ammorbidito e non con la farina, ma la combinazione degli ingredienti del piatto è interessantissimo e questa estate la testerò sicuramente.
Infine Say Good propone degli gnocchi di ceci, decisamente più semplici da realizzare ma sono convinta che devono essere buonissimi. Questa versione è ottima per inserire i legumi nella dieta quotidiana, dato che sono una naturale fonte di proteine troppo spesso trascurata.