
Voi avete un contorno per l’inverno? Intendo un piatto che cucinate spesso nella stagione invernale come accompagnamento a diversi tipi di secondo, qualcosa che sia una specie di jolly e che vi fornisca il conforto necessario quando il freddo si fa sentire e il buio fuori dalla finestra si fa più fitto ed implacabile?
Io ce l’ho. E’ la pietanzina.
Penso che il nome non dirà nulla a nessuno perché credo che il piatto stesso sia uno di quelli che cucinava solo mia nonna Lina ma, per la mia famiglia, questo nome ha un significato ben preciso.
Sono sicura che in ogni stagione, se ci pensiamo bene, ci sia un piatto che ci capita di fare più spesso e non tanto perché sia più facile da fare rispetto ad altri ma piuttosto perché è perfetto per la stagione in cui ci troviamo, perché contiene prodotti di stagione e perché ci piace in modo particolare.
Forse non è neppure uno solo ma ogni anno ne scopriamo uno in particolare e ce lo portiamo dietro per tutta la stagione. Se ripenso alla scorsa estate per me il piatto feticcio è stata sicuramente la mia rivisitazione delle linguine con datterini arrostiti, stracciatella e briciole di pane al limone di Thiegan. L’ho fatta e rifatta fino all’ossessione ma è talmente buona, fresca, perfettamente estiva che mi era impossibile resisterle!

Ci sono stati inverni in cui il mio feticcio culinario è stato il minestrone e moltissimi altri in cui le zuppe la facevano da padrone vincendo su tutto. Lo scorso inverno, per esempio, ho scoperto il ragù di cavolfiore e l’ho fatto ripetutamente; praticamente lo cucinavo ogni volta che ne finivo una scorta!
E poi ci sono quei piatti che ti porti dietro ogni anno, che sanno di casa, di famiglia, di coccole e anche se per anni non li cucini quando ricominci a farlo riescono a darti la medesima sensazione confortante.
Per me la pietanzina è uno di questi, uno di quei piatti che dai per scontati quando sei abituata a mangiarli nella quotidianità ma che ti stupisce per la semplicità ed il sapore intenso e corposo quando lo cominci a guardare da un altro punto di vista.

In inverno sulla tavola di nonna Lina la pietanzina compariva spesso come accompagnamento ad un piatto di carne. Si riconosceva subito la sua presenza per l’odore del sedano e ci piaceva soprattutto per le olive. Mia nonna usava le olive nere lucchesi e l’abbinamento della sapidità delle olive con l’aroma del sedano e la dolcezza delle carote creava una combinazione di sapori unica. E’ questo che rende la pietanzina un contorno di carattere, qualcosa che si riconosce subito e che ha la dignità per diventare anche una portata principale, con l’aggiunta di un formaggio, ad esempio (e credo che la feta ci starebbe benissimo, con la sua sapidità che richiama quella delle olive) oppure di un po’ di tonno, che si sposa perfettamente con la dolcezza delle carote.


In inverno il contorno ideale deve essere caldo e confortante.
I finocchi gratinati di Giulia hanno entrambi queste caratteristiche e lo scorso anno li ho cucinati tantissimo. Quest’anno sono stati la scelta per il contorno del pranzo di Natale e sono stati apprezzati tantissimo da tutti. E pensare che prima di provare questa ricetta a me i finocchi cotti non piacevano affatto…
Anche il cavolfiore arrostito con salsa alla tahina e melassa di melograno è un ottimo contorno invernale. Alice lo serve freddo ma io l’ho provato anche caldo, servito appena il cavolfiore esce dal forno, e devo dire che lo prediligo.
Per concludere questa carrellata sui contorni invernali non potevo esimermi dal citare il colcannon, un contorno irlandese a base di cavolo versa e patate che mi incuriosiva da tempo ma che ho provato a cucinare solo quest’anno e ne sono rimasta entusiasta! E’ un contorno cremoso, ricco, nutriente e assolutamente gustoso. Sono convinta che sarà uno di quei piatti che preparerò più volte fino a primavera.