
L’altra sera ho lasciato nel piatto quasi mezza pizza e mi sono sentita molto in colpa. Non mi sentivo bene e, probabilmente, non mi ero resa conto di non avere molta fame. E così, dopo aver diviso un antipasto, quasi metà pizza è rimasta lì. Succede. Ma quando capita mi sento sempre in colpa.
Mi sento in colpa perché il concetto di non sprecare nulla, soprattutto in ambito di cibo, è connaturato in me.
Da bambini ci imponevano di ripulire il piatto e di non lasciare nulla e ci minacciavano intimandoci di pensare ai bambini africani che non avevano cibo. Non che l’abbiano mai fatto con me o con mio fratello. Non che fosse molto educativa come minaccia. Eppure è un qualcosa che affonda le radici in un immaginario collettivo di quegli anni. Svuotare il piatto implicava che un bambino gravemente denutrito poteva sopravvivere e lo faceva grazie a me.

Non ho mai compreso il nesso.
Benché sia assolutamente convinta che il cibo non vada sprecato non vedo il collegamento tra mangiare qualcosa che in quel momento non richiedo e la vittoria sulla fame nel mondo.
Semmai dovremmo esercitarci ad ordinare meno al ristorante. A valutare correttamente la propria fame e non farci abbindolare da un menu che promette meraviglie quando non riusciremmo obiettivamente mai a consumarle. Meglio ordinare qualcosina in meno piuttosto che qualcosina in più. Meglio lasciarsi il fantomatico spazio per il dolce anche se il dolce non abbiamo intenzione di prenderlo già dall’inizio.
Ci sono stati decenni in cui non sprecare significava mangiare più del necessario. Oggi abbiamo una visione molto diversa e più sana di questo comandamento etico indiscutibile.
A non sprecare si comincia dal carrello della spesa. Non sprecare significa innanzitutto comprare meno. E io ammetto di non essere ancora molto brava su questo punto. Sono più una da scorte che da rinunce. Ho sempre paura che proprio quella cosa mi serva in un’occasione importantissima e io non ce l’avrò se non la metto nel carrello esattamente in quel momento. Un esempio banale? Faccio sempre scorte esagerate di cipolle. Io, come ormai avrete capito, amo all’inverosimile la cipolla e ne uso molta in cucina. Al mercato e al supermercato tendo a prenderne sempre di più per averne una scorta, per paura di restare senza. E anche se è un ortaggio che si conserva bene volete mettere mangiare una bella cipolla soda rispetto ad una che sta cominciando a germogliare e cedevole al tatto?

Ultimamente cerco di limitarmi e mi dico “prendo solo tre, massimo quattro cipolle, tanto per una settimana non me ne servono di più.” Ma poi, subito, mi viene in mente che potrei aver voglia delle cipolle al forno al cumino in settimana, perché sono un contorno veloce che ti risolve una cena e allora quattro cipolle diventano improvvisamente pochissime. E anche se nella mia organizzazione del menu settimanale le cipolle al cumino non sono contemplate non riesco mai a convincere la me stessa anarchica che sta di nuovo facendo un casino inutile e che sarebbe molto meglio limitarsi alle tre o quattro cipolle preventivate. Neppure la giusta osservazione che, se proprio avrò voglia di cipolle al forno al cumino in mezzo alla settimana, potrò fermarmi al supermercato di ritorno dal lavoro per comprarle. Niente. Neppure questo convince l’anarchica a mollare il megafono e scendere da quel palco da cui sta parlando al popolo dell’inalienabile diritto alla libertà di sconvolgere un’organizzazione altrimenti perfetta. E così ho sempre più cipolle del necessario.
Ma fare una spesa ben organizzata, limitando gli eccessi, è sicuramente il primo passo verso un consumo consapevole che eviti lo spreco.
Il secondo passo, invece, è sicuramente quello del riutilizzo.
Ogni avanzo può essere riutilizzato in maniera più o meno creativa.

Io sono una che, generalmente, detesta mangiare per due giorni di seguito la stessa cosa. Mi annoio subito. Anche se, da una parte, apprezzo il fatto di avere un pasto già pronto il giorno successivo, dall’altra, non concepisco di mangiare esattamente quello che ho mangiato il giorno avanti. Per questo preferisco trasformare un avanzo in qualcosa di diverso, di più sfizioso, di originale. Con avanzi di riso si può fare una frittata di riso oppure si possono trasformare in arancine. Gli avanzi di pasta diventano facilmente una pasta gratinata o un timballo di pasta. Molti contorni possono essere riciclati e trasformati in un sugo rapido per condire un piatto di pasta. Gli avanzi di carne possono diventare polpette oppure il ripieno per una pie d’ispirazione britannica. Insomma, con un po’ di fantasia si può riuscire a riciclare qualsiasi cosa.
La terza via per non sprecare è anche la più efficace e consiste nell’organizzazione e nella programmazione dei pasti.
Organizzare in anticipo i pasti della settimana, aiutandosi magari con un’app come Pepperplate, significa non soltanto evitare lo stress di improvvisare una cena dopo una dura giornata di lavoro ma anche gestire pasti più sani e più completi organizzandone la preparazione per tempo. Inoltre la pianificazione dei pasti permette di sfruttare un ingrediente fresco e deperibile per più giorni evitando che ci stanchi ed evitando di cucinarne una grande quantità tutta in una volta e non avere poi voglia di mangiare lo stesso piatto il giorno successivo.

Infine esiste un’ultima strada antispreco, percorribile quando si hanno veramente grandi quantità di un unico ingrediente, penso ad esempio ad una scorta di funghi quando abbiamo la fortuna di trovarne freschi e vogliamo approfittarne. In questo caso la cosa migliore da fare è congelare. Ovviamente è una strada che implica un po’ di lavoro preparatorio ma anche quella che permette di avere una scorta di un prodotto che ci tornerà utilissima in tante occasioni.
Sullo stesso piano della congelazione metterei anche le cene con amici che sono sempre un’ottima occasione per smaltire un eccesso di prodotti in maniera divertente ed assolutamente efficace!
Insomma, ridurre gll sprechi alimentari è una strada possibile, basta fare un po’ di attenzione, avvalersi di una buona organizzazione e sfruttare la fantasia!
Certo, se si parla di riciclo, il pane è uno di quegli alimenti base che è molto facile avere in eccesso. Di solito non è facile regolarsi sulle quantità di pane da acquistare perché molto dipende anche da cosa ci mangiamo insieme e non è sempre la stessa cosa.

Se, invece, facciamo il pane in casa è ancora più facile avere avanzi di pane raffermo, perché di solito ne impastiamo grandi quantità, visto il lavoro che ci sta dietro, soprattutto in termini di tempo per realizzarlo.
Ma il pane è anche uno degli alimenti più facili da riciclare, per fortuna. La Toscana vanta una tradizione secolare di riciclo di pane raffermo, in Toscana non buttare il pane è quasi una filosofia di vita!
Oggi vi propongo un’ottima pizza di pane che ho cucinato tantissimo lo scorso inverno, soprattutto perché, pur avendone trovate diverse ricette sul web, non è stato facilissimo mettere a punto una versione che desse il risultato che cercavo e che mi permettesse di ottenere esattamente lo stesso risultato ogni volta.

Qui il segreto sta nella lavorazione e nell’ammollo del pane, che deve rispettare certi passaggi e determinati tempi di riposo per ottenere, alla fine, una base compatta e ben abbrustolita. Sbagliare questo passaggio è facilissimo e, come risultato, avrete una pizza di pane troppo morbida e alta.
Per il resto potrete condirla come preferite. Io tendo a prediligere la versione base che vi illustro nella ricetta ma nessuno vi impedisce di aggiungere mozzarella o qualsiasi altro ingrediente a questa base, proprio come fareste per una pizza vera e propria.

Pizza di pane raffermo
Porzioni: 4 persone – Tempo di preparazione: 15 minuti – Tempo totale: 40 minuti
- 350 gr pane toscano raffermo
- 200 ml d’acqua
- 80 ml di olio extravergine d’oliva
- 1 cucchiaino raso di sale
- 25 gr di parmigiano
- 25 gr di pecorino
- 300 gr di pelati
- origano secco qb
- sale qb
Sbriciolare il pane in pezzi grossolani. Potete fare questa operazione a mano, aiutandovi con un coltello, o con il mixer, l’importante è che il pane non sia polverizzato ma resti a pezzettoni.
Mettere il pane in una terrina e aggiungere metà dell’olio e l’acqua poca alla volta e sempre impastando il pane in modo da farla assorbire bene. Una volta aggiunta tutta l’acqua continuare ad impastare per qualche minuto in modo da compattare bene l’impasto. Lasciarlo riposare per 5 minuti.
Preriscaldare il forno statico a 180° C.
Preparare la salsa schiacciando bene con le mani i pelati, salarli e metterli da parte.
Riprendere l’impasto, aggiungere il resto dell’olio, i formaggi grattugiati e il cucchiaino di sale. Impastare ancora qualche minuto fino a quando il composto non si compatta.
Prendere una teglia rettangolare con il bordo basso di 35×22 cm e rivestirla di carta da forno bagnata e strizzata. Ungere la carta da forno con un po’ d’olio e distribuirvi sopra il composto di pane pressando bene in modo che non restino buchi e in modo da ottenere una superficie uniforme e compatta.
Ricoprire tutta la base con la salsa di pomodoro, inclusi i bordi. Condire con un filo d’olio e l’origano.
Cuocere a metà altezza per 20 minuti e altri 5 minuti appoggiando direttamente la teglia sul fondo del forno per ottenere una base croccante.
Sfornare, lasciar raffreddare nella teglia un paio di minuti, toglierla dalla teglia, tagliarla e servirla calda.

Del riciclo ha parlato recentemente anche Csaba Dalla Zorza sul suo sito esponendo la sua personale regola delle tre R: ridurre, risparmiare, riciclare. Il discorso di Csaba è più ampio di quello che abbiamo appena affrontato perché lei parla anche di ridurre i materiali plastici e non riciclabili, riflessione, peraltro, che mi trova completamente d’accordo.
Anche qui sul blog abbiamo parlato, recentemente, di riciclo, di come si possono utilizzare avanzi di cibo o dare nuova vita a qualcosa che non è più fresco e che, a cose normali, butteremmo. Con gli avanzi di polenta potete realizzare i crostoni piccanti, un antipasto originale che abbina la dolcezza della farina di mais alla sapidità delle acciughe.
Con gli avanzi di pane raffermo, invece, potete realizzare un grande classico della cucina toscana, la ribollita. La ribollita è un piatto di origini contadine, sostanzioso e confortante, che sfrutta tutte le virtù benefiche delle verdure invernali nel pieno della loro stagione di maturazione.
Anche Giulia dedica molta attenzione a come evitare lo spreco in cucina, soprattutto utilizzando ingredienti che potrebbero essere considerati di scarto e riutilizzando gli avanzi. Di questo parla ampiamente nel suo libro Cucina da chef con ingredienti low cost. Potete trovarne un assaggio in questo post in cui propone la ricetta della pie di pesche tratta proprio da questo libro.
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