In casa mia cucinava papà. Le frittelle di riso di San Giuseppe.

In casa mia cucinava papà e a me sembrava normale. Non mi sono mai chiesta perché i babbi degli altri bambini non cucinassero. A me sembrava normale trovare mio babbo ai fornelli e non mi facevo troppe domande. Perlomeno quando ero piccola. Crescendo qualche domanda in più me la sono fatta. Ma allora avevo anche le risposte.

Mia mamma non ha mai amato cucinare. Per lei era una fatica. Era faticoso cucinare ma, soprattutto, pensare a cosa fare da mangiare. Quella era la fatica maggiore. Mentre mio padre, da quel punto di vista, non ha mai fatto fatica. Lui è quello delle grandi quantità. Se si fa il minestrone il minestrone si mangia per una settimana. Se si fa la panzanella, stai tranquilla che ti ritroverai panzanella nel piatto per cinque giorni. E così via.

Nell’ottica di mio padre certe preparazioni erano destinate a coprire più pasti consecutivi, nonostante le proteste mie e di mia madre. Ma, del resto, era lui ai fornelli e a lui spettava decidere dei nostri pasti.

Poi io e mio fratello avevamo una lista, una lista con cinque cose che proprio ci facevano schifo ed eravamo autorizzati a non mangiare. Per il resto si mangiava tutto.

Nella lista di mio fratello, ad esempio, c’era il fegato. Io, invece, il fegato lo amavo. Mio padre diceva che soprattutto le femmine dovevano mangiare fegato per via del ferro. E anche se non capivo bene cosa volesse dire lo mangiavo sempre volentieri.

Mia mamma non aveva nessuna lista ma lei il fegato non lo mangiava.

E così, quando mio padre cucinava il fegato, lo faceva per me e per lui. Ed entrambi esaltavamo la bontà della fettina di fegato alla griglia.

Poi ho scoperto che mio padre il fegato lo detestava.

Non ricordo come andò la cosa ma un giorno, da adulta, venne fuori che lui il fegato lo mangiava per convincere me e mio fratello a mangiarlo (aveva fatto i conti senza la lista!) perché era convinto che facesse un gran bene.

Tutti quegli anni mio padre aveva mangiato il fegato detestandolo solo per non farlo odiare a noi figli.

Quando ho scoperto questa cosa mi sono quasi commossa. Riuscite ad immaginare atto d’amore più profondo?

Oggi è San Giuseppe. Oggi è la festa del papà. So già che quando stasera farò gli auguri a mio padre lui dirà che queste non sono feste importanti e che non hanno senso gli auguri. Ma so anche che quegli auguri, in fondo, gli faranno piacere. E poi, in qualche modo, devo ripagarlo per tutti quei bocconi di fegato mandati giù per anni solo per amore!

In Toscana per San Giuseppe si preparano le frittelle di riso. Oggi le frittelle di riso, come molti dolci fritti, sono associate al periodo di Carnevale ma, in realtà, sono il dolce tradizionale della festa di San Giuseppe.

Io ho sempre adorato le frittelle di riso. In realtà mi piacciono tutti i dolci con il riso. Una delle mie colazioni da bar preferite prevede la sfoglia al riso o il budino di riso e amo molto anche la torta di riso.

Queste frittelle sono molto semplici da preparare. L’importante è rispettare i tempi di riposo indicati nella ricetta. Servono per legare il composto ed evitare che, durante la cottura, si sfaldi; le frittelle, infatti, devono conservare la loro forma rotonda e non devono appiattirsi. Con questi tempi di riposo l’amido del riso e la farina hanno il tempo di amalgamarsi e di dare consistenza all’impasto.

La ricetta che vi indico non prevede l’uso della vaniglia perché, secondo me, copre troppo gli altri sapori ma, se volete, potete aggiungerne un baccello al latte insieme alla scorza di limone. Ricordatevi soltanto di rimuoverlo prima di aggiungere il riso.

Il Rum, invece, è essenziale. La quantità vi sembrerà poca ma, in realtà, si percepisce, per cui sceglietene uno di buona qualità.

Io uso il riso Carnaroli per questa ricetta. Utilizzate un riso per risotti e non quello per insalate, che resta troppo compatto. Il riso si deve ammorbidire fino ad ottenere una consistenza cremosa.


Frittelle di riso

Porzioni: 8 persone – Tempo di preparazione: 30 minuti – Tempo totale: 1 ora e 30 minuti + riposo


  • 200 gr riso Carnaroli
  • 800 cc di latte parzialmente scremato
  • la scorza di un limone
  • sale qb
  • 30 gr di burro
  • 30 gr di zucchero semolato
  • 1 uovo
  • 1 tuorlo
  • 1 cucchiaio di Rum
  • 80 gr di farina 00
  • 1 cucchiaino di lievito istantaneo
  • olio di arachidi per friggere
  • zucchero semolato per guarnire

In una casseruola dal fondo spesso portare ad ebollizione il latte con la scorza di limone e 1/2 cucchiaino di sale.

Aggiungere il riso e cuocere per 30 minuti.

È importante, durante la cottura, regolare l’intensità della fiamma in modo che il riso assorba tutto il liquido lentamente ma non resti troppo asciutto per non attaccare. Durante questa fase mescolare spesso con un cucchiaio di legno.

Una volta cotto aggiungere al riso il burro e lo zucchero e lasciar raffreddare completamente.

A questo punto trasferire il riso in una terrina capiente, coprirla con la pellicola e farlo riposare in frigo per almeno due ore. Questa operazione può essere fatta anche il giorno precedente e il riso può essere lasciato a riposare anche tutta la notte.

Riprendere il riso, lavorarlo bene con un cucchiaio di legno, aggiungere il Rum, l’uovo, il tuorlo e, infine, la farina setacciata con il lievito. Amalgamare bene il composto. Coprirlo e lasciarlo riposare ancora un’ora.

Scaldare abbondante olio di arachidi in una padella. Versare il composto di riso a cucchiaiate nell’olio. Io utilizzo un misurino da 25 cc ed è la dimensione perfetta per formare le frittelle. Cuocerne 4/5 alla volta fino a quando non risultino ben dorate da tutti i lati.

Scolarle in un piatto rivestito di un paio di fogli di carta assorbente.

Continuare fino ad esaurire tutto l’impasto.

Una volta pronte rotolare le frittelle nello zucchero semolato e servirle subito.

Queste frittelle danno il meglio di sé appena fatte ma possono essere consumate anche fredde. L’importante è mangiarle il giorno stesso in cui sono state fritte, altrimenti tendono ad inumidirsi e a perdere completamente la croccantezza che contraddistingue lo strato esterno.


Paese che vai ricetta che trovi. Si sa, l’Italia è un Paese fatto di tantissime realtà diverse e ognuna di loro ha delle caratteristiche ben precise e un’identità culturale che rivendica con orgoglio.

Per la festa di San Giuseppe in Toscana si preparano le frittelle di riso ma nelle altre regioni non sanno neppure cosa siano!

In Campania per San Giuseppe si mangiano le zeppole, dolci di pasta choux fritti e decorati con crema pasticcera ed amarene. Con la ricetta di Tavolartegusto si va sul sicuro perché è spiegata passo passo.

A Bologna, invece, per San Giuseppe si preparano le raviole, una sorta di ravioli dolci ripieni, in origine, di mostarda ma oggi più diffuse con un ripieno di marmellata. Potete prepararle con la ricetta della Cuochina Sopraffina e, secondo me, non sbagliate!

Infine vi lascio la ricetta anche degli sfinci di San Giuseppe, un dolce tipico siciliano con una base di pasta choux e una farcitura di ricotta. La ricetta di Sonia Peronaci vi spiegherà il procedimento per realizzarli in maniera dettagliata.

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