
Credo che chiunque ami gli animali, prima o poi, si sia interrogato sul proprio essere onnivoro e sulla reale necessità di mangiare carne.
Da quando lessi Se niente importa di Jonathan Safran Foer devo ammettere che il mio essere onnivora subì un duro colpo. Sconsiglio a chiunque abbia un minimo di sensibilità e di amore per gli animali di leggere quel libro. Per me è stato sconvolgente e credo che non potrebbe essere altrimenti.
Si può continuare a mangiare carne con la consapevolezza di cosa sia l’allevamento intensivo e di cosa accada all’interno di questi allevamenti? Credo che sia molto difficile.

Eppure la scelta vegetariana non mi appartiene né mi è mai appartenuta. Per quanto ami gli animali e sia profondamente convinta che dovremmo riscrivere daccapo il nostro rapporto con gli altri esseri viventi presenti sul nostro pianeta credo anche che nutrirsi degli animali sia qualcosa di necessario, in una certa misura.
Ma credo anche che il consumo di proteine animali vada fortemente diminuito a favore delle proteine vegetali, che hanno tutti i benefici di quelle animali senza le contraddizioni e gli effetti negativi che queste si portano dietro.
Credo che la strada auspicabile consista nel ridurre e nello scegliere. E’ necessario scegliere carne e pesce di provenienza tracciata che derivi da animali che hanno avuto la possibilità di vivere una vita dignitosa nella maniera più naturale possibile. Credo che sia possibile consumare carne e pesce in maniera etica. Ma credo che sia molto difficile perché implica un impegno che la maggior parte delle persone non ha voglia di prendersi. Ricordate quando vi parlavo della scelta per l’acquisto delle uova? Ecco, qui si tratta di qualcosa di analogo ma ulteriormente complicato dal fatto che molto difficilmente sarà sufficiente entrare in un supermercato.

E, naturalmente, oltre che impegnativa in termini di tempo e di ricerca è anche una scelta costosa, perché allevare un animale rispettando la sua natura, il suo ciclo di vita, la sua alimentazione e così via costa molto di più dell’allevamento intensivo che è nato proprio per rendere più economico il ciclo produttivo delle bistecche che ci ritroviamo nel piatto ogni volta che ne abbiamo voglia. Del resto i nostri bisnonni mangiavano la carne solo in occasioni speciali ed è quello che, in un certo senso, dovremmo tornare a fare noi se il nostro obiettivo è rispettare la vita degli esseri viventi di cui ci nutriamo. Il costo maggiore, quindi, viene ammortizzato da una minor frequenza di acquisto. Se compro carne tutti i giorni il prezzo deve necessariamente essere ridotto, ma se l’acquisto una volta ogni 7/10 giorni allora mi posso permettere di spendere anche qualcosa in più.
Qualunque sia la strada che scegliete di percorrere in termini di alimentazione, l’importante è porsi delle domande e fare delle scelte che rispecchino il più possibile la propria etica alimentare.
Benché io personalmente non sia vegetariana ho un amore spassionato per le verdure e i vegetali in generale, tanto che ho sempre cucinato piatti vegetariani senza neppure volerlo. Ma da quando Davide è diventato vegetariano ho dovuto fare ancora più attenzione a ciò che metto nel piatto.
Quando, alla fine dello scorso anno, mi ha annunciato la sua decisione di diventare vegetariano ho messo subito in chiaro che io avrei continuato a mangiare carne e pesce e che la sua scelta non avrebbe avuto ricadute sulla mia. E così è stato ed è tuttora anche se, per forza di cose, cucinando per entrambi, è difficile che io riesca a cucinare carne e pesce per me e altro per lui. Di solito prevale la scelta di cucinare un piatto vegetariano per entrambi.

Di conseguenza, in questi primi mesi dell’anno, ho dovuto mettere mano ai miei ricettari per ripassare tutte le ricette vegetariane raccolte negli anni e per razionalizzare una programmazione dei pasti che tenesse conto della necessità di assumere proteine vegetali quotidianamente.
In questi casi i legumi sono la scelta migliore ed inserirli nella dieta quotidiana è tutt’altro che difficile, vista la loro estrema versatilità.
Lo scorso anno mi ero innamorata di questa ricetta trovata su Ci piace cucinare, se non ricordo male. Sono dei burger di ceci e olive taggiasche che si fanno in un attimo e hanno un sapore veramente particolare. I burger vegetariani, in genere, tendono ad assumere la consistenza del cartone ed un sapore poco distante da esso. In questo caso questo è scongiurato dalla presenza delle olive taggiasche nell’impasto che si sposano benissimo con i ceci e ne esaltano il sapore.

Sono perfetti accompagnati da una semplice insalata oppure potete utilizzarli come degli hamburger veri e propri mettendoli dentro un panino ed accompagnandoli con patate fritte. Comunque vogliate consumarli sono buonissimi!
Utilizzate dei ceci di buona qualità perché sono l’ingrediente principale del piatto. L’ideale sarebbe usare dei ceci secchi cotti avanzati da qualche altra preparazione ma io stessa, quando ho fretta, uso i ceci in scatola già lessati.
Per quanto riguarda le olive potete scegliere quelle che vi piacciono di più. Io personalmente prediligo le taggiasche che hanno un aroma intenso ed inconfondibile.
Per finire le erbe aromatiche. La ricetta prevede il prezzemolo che ci sta benissimo ma io ho utilizzato anche origano oppure maggiorana, per sperimentare abbinamenti diversi e sono buoni in entrambi i casi. Il prezzemolo conferisce ai burger un gusto più neutro mentre con maggiorana o origano acquistano un sapore più deciso. La scelta dipende dai vostri gusti personali.

Burger di ceci ed olive taggiasche
Porzioni: 4 persone – Tempo di preparazione: 15 minuti – Tempo totale: 25 minuti
- 250 gr di ceci già cotti oppure in scatola
- 200 gr di patate lessate
- 2 cucchiai di olive taggiasche
- 2 cucchiai d’olio extravergine d’oliva
- 2 cucchiai di parmigiano grattugiato
- 1 ciuffo di prezzemolo fresco
- 1 uovo
- 4 cucchiai di pangrattato
- 2 cucchiai di pinoli
- sale qb
- pepe qb
In un mixer frullare i ceci, le olive, l’uovo ed il prezzemolo. Se usate il parmigiano intero potete aggiungere anche il parmigiano e frullare tutto insieme.
Nel frattempo pulire, sbucciare e lessare le patate fino a che non sono morbidissime e schiacciarle con uno schiacciapatate.
Tostare i pinoli in un padellino fino a quando cominciano a colorarsi su tutti i lati ma fare molta attenzione a non bruciarli. Farli raffreddare e poi tritarli grossolanamente al coltello.
Versare il composto ottenuto in una terrina ed aggiungere il parmigiano (se non lo avete fatto prima), le patate schiacciate ed i pinoli tritati. Amalgamare bene, aggiustare di sale e di pepe ed aggiungere il pangrattato, mescolando fino a raggiungere una consistenza compatta.
Formare quattro palline con il composto ottenuto e schiacciarle compattandole con le mani fino a dargli la classica forma da burger.
In una padella scaldare i due cucchiai di olio e cuocere i burger da entrambi i lati fino a quando saranno ben abbrustoliti.
Oltre alla ricetta dei burger vi lascio anche quella dei panini che ormai utilizzo da anni e che è infallibile per ottenere dei panini soffici e molto più buoni di qualsiasi prodotto confezionato vi verrebbe in mente di acquistare! il merito della ricetta è totalmente di Sigrid e potete tranquillamente leggerla da lei. Io non ho cambiato assolutamente nulla!
Burger bans (panini da hamburger)
Porzioni: 12 pezzi – Tempo di preparazione: 30 minuti – Tempo totale: 50 minuti + riposo
- 540 gr di farina 0
- 240 cc di latte a temperatura ambiente
- 1 uovo + 1 tuorlo
- 1 bustina di lievito di birra
- 113 gr di burro morbido
- 2 cucchiai di zucchero semolato
- 1 cucchiaino e mezzo di sale fino
- semi di sesamo qb
Sciogliere il lievito di birra in due cucchiai di acqua tiepida e far riposare per 5 minuti.
Mescolare la farina con il burro morbido a pezzetti, lo zucchero, il sale e l’uovo sbattuto. Cominciare a lavorare l’impasto a mano per amalgamare bene gli ingredienti. Aggiungere il lievito di birra, mescolare e, continuando ad impastare, aggiungere il latte a filo. Lavorare bene l’impasto, prima nella ciotola e poi su una spianatoia, fino ad ottenere un composto liscio ed elastico. Se fosse troppo appiccicoso aggiungere ancora poca farina.
Rimettere l’impasto nella ciotola, coprirlo con un canovaccio e lasciarlo lievitare per 1 ora al riparo delle correnti d’aria (io, di solito, accendo il forno a 50°C, lo spengo e ci metto l’impasto coperto dal canovaccio).
Trascorso il tempo di lievitazione riprendere l’impasto, lavorarlo brevemente e formare 12 palline. Distribuirle su una teglia ricoparta di carta da forno, coprirle con un canovaccio e farle lievitare ancora 30 minuti.
Preriscaldare il forno statico a 180°C.
Sbattere il tuorlo con un pochino di latte e spennellare i panini con la miscela ottenuta. Decorare la superficie con i semi di sesamo (volendo potete utilizzare anche altri semi a vostra scelta).
Infornare a metà altezza per 20 minuti.
Potete accompagnare i burger di ceci ed olive taggiasche con una semplice insalata ma siccome io ho un’incredibile voglia di primavera e di verdura di stagione e siccome al mercato ho trovato gli strigoli, ho deciso di accompagnarli con un’insalata di strigoli con semini misti e succo di limone.
Gli strigoli sono un’erba spontanea dal sapore dolce e delicato, simile a quello degli agretti o degli spinacini. Si possono consumare sia crudi che cotti e sono un ottimo modo per dire addio all’inverno!
Un altro contorno che potrebbe accompagnare benissimo questi burger in questo inizio primavera sono, appunto, gli agretti. Tempo fa ho provato la ricetta degli agretti al burro e olive nere di Contemporaneofood e credo proprio che qui ci starebbero benissimo.
Se volete approfondire l’argomento dell’allevamento etico potete dare un’occhiata a questo sito dove trovate un’utile spiegazione dell’allevamento etico e le sue implicazioni. In più potete trovare gli allevamenti etici presenti nelle diverse regioni e anche i negozi che vendono carni provenienti da allevamenti etici che, purtroppo, sono presenti solo a Milano. Mi auguro che, prima o poi, si possa diffondere sempre di più il consumo di questa tipologia di carne e, di conseguenza, nasca una catena distributiva molto più capillare di quella attuale
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