Chi voglio essere. La consapevolezza di non voler essere il cheesecake al cioccolato e mou.

Molto tempo prima di cominciare a condividere le mie ricette sul blog mi sono chiesta chi volessi essere. Intendiamoci, so benissimo chi sono. Non mi manca affatto la consapevolezza di me. Ma non ho subito capito che tipo di foodblogger sarei voluta diventare.

Quando ho iniziato a scrivere leggevo ormai da anni decine di blog a tema cucina e, naturalmente, avevo le mie preferenze. Ma vedevo anche blog che proponevano ricette mirabolanti, scenografiche, elaborate, esteticamente ineccepibili, ricette che, almeno apparentemente, non avevano nulla da invidiare ai piatti degli chef stellati tanto di moda.

All’epoca mi dicevo che anche io avrei dovuto cucinare piatti del genere se volevo far parte di quel mondo. Soprattutto la mia costante ricerca e lo studio per imparare e migliorarmi mi suggerivano che avrei dovuto affrontare quel tipo di preparazioni, prima o poi. Il principio secondo il quale se qualcosa mi spaventa va necessariamente affrontato, principio che mi guida da tutta una vita, mi imponeva di dover necessariamente affrontare certe preparazioni complesse e scenograficamente ineccepibili, altrimenti non sarei stata una vera foodblogger. Tali preparazioni consistevano, soprattutto, in dolci elaboratissimi, decorati nello stile delle torte americane e preparati secondo le tecniche raffinatissime dei migliori pasticceri, Luca Montersino in primis.

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Ma in tutto questo non avevo mai veramente riflettuto su cosa piace mangiare a me. Innanzitutto non ho mai amato i dolci. Se proprio devo scegliere prediligo quelli semplici, rustici, poco dolci, i cosiddetti dolci da credenza, quelli da colazione durante la settimana. E chi avrei voluto che leggesse il mio blog? Persone con gusti simili ai miei. Persone che avrei invitato volentieri alla mia tavola per condividere una zuppa confortante d’inverno e un piatto di verdure grigliate d’estate. Questi sarebbero stati i miei lettori ideali, quelli con cui avrei avuto qualcosa da condividere, quelli con cui sarebbe stato possibile creare un rapporto al di là della pagina scritta sullo schermo del computer.

Voglio scrivere per quei lettori a cui non interessa ammirare foto perfette di una torta ricoperta di pasta di zucchero. Voglio scrivere per quei lettori che preferiscono una foto imperfetta di un piatto di minestrone fumante strapieno di verdure, senza che l’imperfezione diventi un alibi per non progredire e non migliorarmi.

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Voglio scrivere di una cucina semplice e sincera, con pochi orpelli, una cucina che mette a nudo i sentimenti e che stimola i ricordi. Voglio scrivere di una cucina casalinga che stimoli anche chi non ama cucinare a prendersi cura delle persone che gli sono accanto servendogli qualcosa di davvero buono.

Giulia, all’inizio dell’anno, ci ha suggerito di scegliere una parola che ci avrebbe accompagnato per tutto l’anno, una parola sulla quale improntare le proprie azioni, una parola che avrebbe guidato le scelte difficili e quelle semplici, una parola che fosse il leitmotiv delle nostre giornate. Ho pensato di scegliere anche io una mia parola per il 2019, una parola che, nello stesso tempo, mi rappresenti e mi stimoli a seguire una direzione ben precisa, invece di perdermi in qualcosa che, in fondo, non mi interessa più di tanto.

Ancora non sono certa della parola ma essenzialità, per adesso, è in pole position. Ricordate quando parlavo della semplicità in cucina? Era ancora estate e riflettevo sulla mia predilezione per le cose semplici, per una cucina fatta di pochi ingredienti di qualità, di quanto sia difficile gestire la semplicità, in cucina come nella vita.Non ho mai voluto cucinare per stupire. Ho sempre scelto di cucinare per confortare, per coccolare, per far star bene le persone. E sono sempre più convinta che siano le cose semplici quelle che ci fanno stare davvero bene.

Una delle canzoni che preferisco in assoluto è Meraviglioso di Domenico Modugno. Amo quando dice “ma guarda intorno a te/ che doni ti hanno fatto/ ti hanno inventato il mare,/ Tu dici non ho niente./ Ti sembra niente il sole?/ la vita/ l’amore./ Meraviglioso. /L’amore di una donna/ che ama solo te. /Meraviglioso. /La luce di un mattino/ l’abbraccio di un amico/ il viso di un bambino. /Meraviglioso”. Che cosa sono queste se non cose semplici? Eppure sono sufficienti per essere felici, per amare intensamente la vita.

Per me la vita è fatta di gioie semplici, essenziali. Siamo noi che ci ingegniamo per complicarcela invece di godercela nella sua semplicità.

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Per tornare alla cucina ho capito che la cucina di cui avrei parlato sarebbe stata una cucina di questo tipo. Ho capito che avrei postato più volentieri una torta di mele piuttosto che la ricetta di oggi. Ma siccome amo contraddirmi la ricetta di oggi è uno di quei dolci che in genere non amo ma che, in questo caso specifico, adoro.

E’ un dolce ultra collaudato. Ormai l’ho fatto diverse volte e riesce sempre bene. Perché al di là della lunghezza della preparazione, in fondo, non è affatto complicato da realizzare come potrebbe sembrare.

Il cheesecake al cioccolato e mou è una di quelle ricette che ho raccolto qualche anno fa in giro per il web e di cui ho perso la fonte, avendola trascritta quasi subito in uno dei miei quaderni di ricette. Sicuramente viene da un sito in lingua inglese perché la trascrissi come Chocolate and caramel cheesecake e il nome lascia adito a ben pochi dubbi.

E’ un dolce da riservare ad un’occasione particolare, ad un evento da festeggiare, ed ho pensato che potesse essere perfetto da inserire nel menu di Natale che da un paio di settimane sto proponendo.

Avevo previsto di pubblicarlo la prossima settimana come ultimo post della serie, ma poi, visti i tempi di realizzazione, ho pensato che sarebbe stato molto più utile anticiparne la pubblicazione, altrimenti non sareste mai riusciti a realizzarlo per Natale!

Infatti la cosa complessa di questo dolce, come vi anticipavo, sta proprio nei tempi lunghi di realizzazione in quanto ogni strato del dolce deve riposare in frigo da una a otto ore prima di procedere alla realizzazione dello strato successivo. Vi consiglio, quindi, se volete prepararlo per Natale, di cominciare a realizzarlo almeno venerdì o sabato, altrimenti rischierete di non finirlo in tempo.

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Sugli ingredienti non c’è molto da dire, tranne il fatto che finalmente adesso gli Oreo si trovano facilmente in qualsiasi supermercato perché c’è stato un periodo di tempo piuttosto lungo nel quale da noi erano misteriosamente spariti. Ed è una fortuna che siano ricomparsi perché per questo dolce sono fondamentali ed insostituibili. Vi dico subito che usare altri tipi di biscotti comprometterebbe il risultato finale perché qui il sapore degli Oreo è inconfondibile.

Un discorso a parte va fatto per il cioccolato. Utilizzate un cioccolato fondente con una percentuale alta di cacao (sopra il 70%) perché non deve essere troppo dolce ed il sapore del cacao si deve percepire intensamente.

Oltre a questo vi servirà una certa manualità sia per realizzare e stendere la salsa mou che per ricoprire la torta con la ganache al cioccolato.

Infine due parole sullo stampo da utilizzare. Come riporto nella ricetta è necessario utilizzare uno stampo da souffle o, comunque, uno stampo dai bordi alti perché lo strato di cheesecake è parecchio consistente e rischierebbe di fuoriuscire da uno stampo normale da torta. Inoltre è necessario rivestire completamente lo stampo di carta forno, sul fondo e sulle pareti, perché questo permetterà al dolce di non attaccarsi ai bordi e di estrarlo più facilmente una volta cotto e raffreddato.

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Non so se lo avete notato anche voi ma ultimamente il cheesecake (o la cheesecake che  dir si voglia) è diventato il dolce più diffuso in tutti i ristoranti. Ormai è immancabile e, sinceramente, la cosa mi lascia piuttosto perplessa perché non comprendo molto bene tutta questa passione per un dolce che ha ben poco a che vedere con la nostra cucina. Nonostante questo il cheesecake mi piace e spesso è anche uno di quelli che scelgo a fine pasto al ristorante. Per quanto riguarda il prepararlo in casa non lo faccio spesso perché lo trovo un dolce piuttosto pesante, ma per una cena può essere una scelta felicissima dato che è difficile che non piaccia.

Da tempo sono incuriosita dal cosiddetto cheesecake giapponese e prima o poi dovrò provarlo. Magari proprio seguendo la ricetta di Profumo di cannella che mi sembra davvero molto dettagliata e ben descritta.

Per una versione più classica, invece, consiglio il famoso New York Cheesecake ricoperto di caramello salato proposto da Genny. Preferisco il cheesecake cotto rispetto a quello crudo e la versione di Genny, nella sua semplicità, mi ha conquistata.

Infine perché non provare anche a declinare il cheesecake in una versione salata? Del resto è una torta che piace a tutti e la sua versione salata può essere un’ottima scelta da servire ad una cena in alternativa a torte salate più classiche. Questa versione di Dolci a go go mi ispira da tempo e credo proprio che prima o poi costituirà la portata d’apertura di una cena con amici.

Con il cheesecake al cioccolato e mou siamo giunti quasi alla fine del menu di Natale che vi ho proposto quest’anno. Ma prima di farvi gli auguri vi lascerò un’ultima ricetta, stavolta ancora tradizionale, che sarà anche la mia scelta per aprire il menu di Natale. Ci leggiamo di nuovo il 24 dicembre oppure, come sempre, sui social.

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